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giovedì 25 ottobre 2007

Lontano dalla strada: il vostro contributo


Esistono due problemi per i senzatetto: la casa e il lavoro (il cibo si può trovare con facilità nelle mense che si occupano dei poveri).
E, sia chiaro, non è estendibile a tutti questo concetto: c’è chi ha difficoltà psicologiche, chi abusa di droghe o di alcol. Tuttavia possiamo dire con tranquillità che una parte non minoritaria di coloro che vivono sulla strada hanno esclusivamente, ripeto, il problema della casa e del lavoro.
Se vogliamo meno gente che soffra bighellonando ahimè fra le vie delle nostre città, dobbiamo pensare in modo strutturato in quale maniera aiutarla su tali tematiche.
Oggi parlo della prima, domani della seconda. Semplici riflessioni.

Appare ovvio che non si possa donare case a destra e a manca, anche perché vi sarebbe qualcuno, giustamente, che lavorando dalla mattina alla sera per pagare un affitto si sentirebbe l’onere di protestare con forza contro chi ha concesso tali privilegi.
Però si potrebbe fare qualcosa di diverso.
L’idea la voglio chiamare “Lontano dalla strada”.

Concedere un alloggio ad un senzatetto con un patto: io - comune, provincia, regione - ti permetto di dormire tranquillo sotto un tetto per un periodo di tre mesi e tu, se vuoi mantenere l’appartamento, devi trovare un lavoro con contratto regolare che ti dia facoltà, appunto fra tre mesi, di pagare il canone d’affitto.
Nel frattempo devi anche affrontare un serio esame medico per osservare il tuo stato di salute e io ti concedo un sussidio di 200 euro al mese per l’acquisto di vestiario che ti possa fare presentare in miglior modo in qualsiasi colloquio di lavoro. Ci saranno delle persone competenti da me sostenute che ti aiuteranno in tutte queste fasi.
Potrai viverci così all’interno con un normale contratto di locazione. Dopo i tre mesi concessi, in mancanza di contratto di lavoro, vi è l’espulsione dall’appartamento. Vi sono altri senzatetto che attendono di rispettare un patto simile. Tu hai perso il treno, ora è giusto dare una possibilità ad un altro.
Ma qualcuno potrebbe lavorare per qualche mese dopo i tre e poi lasciare il lavoro. No, le istituzioni che vigilano periodicamente sul senzatetto che abbia davvero l’impiego lavorativo concedono l’appartamento per un massimo di un anno, durante il quale, anche con l’aiuto di psicologi e assistenti, dovrà cercare una sistemazione abitativa non concessa dal comune, ma semplicemente privata. Regole serie e severe, ma un modo forse utile per fare riscattare il senzatetto.
Il sistema di controllo deve registrare chi ha beneficiato di Lontano dalla strada, solo una volta può essere abbracciato il patto.

Io sono convinto che ci saranno i soliti furbi, quelli che ospitano altre persone nella casa o cose simili, ma la festa dura solo tre mesi se non esce un contratto di lavoro e poi al massimo un anno, ma sono altrettanto convinto che vi sarebbe chi con grande volontà accoglierebbe un’idea simile con gioia e farebbe di tutto per trovare serenità e dignità.

Questa semplice idea darebbe lavoro a psicologi, medici e ad esperti di disagio sociale, sarebbe un grande segno di civiltà da parte delle istituzioni che in tale modo non solo aiuterebbero chi vive sulla strada, ma andando a vigilare la situazione dei senzatetto avrebbero la situazione più chiara e potrebbero fare da deterrente per le attività illegali soprattutto di microcriminalità.
Non lo si chiami spreco di denaro, no, quando sento parlare di soldi buttati al vento penso a questo o a questo, non certo ad un atto civile per aiutare chi soffre.
Domani vi parlerò del problema lavoro per i senzatetto che deve essere integrato all’interno di Lontano dalla strada, le due tematiche vanno assieme.

Che cosa ne pensate? Benvenute le critiche di ogni tipo.
Vi va di parlarne nei vostri blog e di creare un dibattito serio sul tema in questione? Cerchiamo di portare i blog da semplici casse di risonanza informativa a tentativi di proposta.

Pubblicato da Morgan

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